Congregazione della Resurrezione

Parrocchia di San Giovanni Evangelista si trova sotto la cura pastorale dei sacerdoti della Congregazione della Risurrezione dal 19 settembre 1988. 

La nostra Storia

La Congregazione della Risurrezione ebbe inizio in Francia, il Mercoledì delle Ceneri del 1836. Bogdan Janski, Pietro Semenenko e Girolamo Kajsiewicz - considerati i Fondatori della Congregazione - furono i primi membri di questa Comunità. 

Bogdan Janski deve essere riconosciuto come colui che aveva gettato la semente. Nato da genitori cristiani ed educato nelle scuole cattoliche, studiò all'Università di Varsavia e si laureò in giurisprudenza e in amministrazione. Comunque, proprio durante i suoi studi universitari, si fece coinvolgere nei movimenti studenteschi e in conseguenza cominciò a perdere la fede. La sua religiosità si indebolì ancora quando vinse una borsa di studio e partì per studiare Economia in Francia, in Inghilterra e in Germania. Costante sognatore, andava alla deriva da un movimento sociale all'altro alla ricerca di strade per realizzare una società ideale. Deluso dalle varie soluzioni che gli venivano proposte, tornò finalmente alla Chiesa Cattolica. La sua stabile convinzione era che la verità si può trovare solamente nella Chiesa Cattolica e che l'unica soluzione efficace dei problemi sociali viene data dallo stile di vita proposto dal Vangelo.

Janski divenne l'apostolo tra gli esuli polacchi che venivano e vivevano in Francia dopo la caduta dell'insurrezione di novembre del 1830. Stefano Witwicki, poeta e testimone delle fatiche di Janski, lo aveva descritto così: “L'emigrazione è piuttosto irreligiosa. Uno degli emigranti, anima buona, Bogdan Janski, che si dedicava quanto poteva alla religione, alla ricostruzione della patria e alla salvezza del suoi connazionali con grande premura e virtù, sembrava in mezzo agli esuli un piccolo apostolo su un'isola appena scoperta che fosse il primo ad introdurvi la cristianità. Quanti sforzi e fatiche doveva intraprendere, quanti discorsi e contrasti affrontare, quante lettere scrivere, quante frottole e cattiverie sopportare, quanta pazienza angelica doveva avere, prima che riuscisse a convincere dall'irragionevolezza questo o quel compagno un po' repubblicano, un po' filosofo, a domarlo dall'arroganza, a correggerne i costumi, a condurlo alla Messa, a mettersi in fila accanto al confessionale! Se la storia della nostra emigrazione dovesse essere scritta bene, Janski - pur se quasi sconosciuto - occuperebbe un posto importante e bello. Egli influenzò forse più di qualcun altro le menti e i cuori dei giovani, rivolgendoli verso l'amore di Dio, i buoni costumi e la santa fede cattolica. Le sue attività apostoliche (perché nel caso di Janski si può tranquillamente usare questo termine dignitoso) erano ancora piú efficienti perché egli aveva esperienza delle vie dell'errore, che prima aveva percorso personalmente. Una volta convertito, convertiva appassionatamente gli altri: con la sua dolcezza e bontà di rara qualità accattivava tutti a sé, con la sua scienza e straordinaria abilità nelle materie della Chiesa li illuminava e con la vita devota ed esemplare li edificava“. Appena riuscì a guadagnare qualche soldo, lavorando come precettore e autore delle voci per le enciclopedie e i dizionari, immediatamente lo spendeva per il beneficio dei poveri profughi polacchi sparsi in tutta la Francia. Sembrava “un ufficio gestito da una persona sola“ che offre non soltanto aiuto come sostegno materiale, ma anche come una segreteria per ogni tipo di casi.

Janski era pieno di idee. I suoi piani ed i suoi progetti riempiono tante pagine del suo diario. Essendo un laico, era profondamente convinto della necessità di coinvolgere i laici nell'operare della Chiesa.
Janski era un uomo con una visione così ampia come lo è il Vangelo. Sapeva valutare con occhio critico la posizione della Chiesa gerarchica del suo tempo riguardo alla sua relazione con la comunità umana. Scrisse: “L'attuale potere ecclesiastico non conosce le realtà sociali che esistono oggi“. La Chiesa aveva bisogno di una riforma che doveva realizzarsi tramite l'attività di un laicato illuminato, non soltanto in Polonia ma in tutto il mondo, per disperdere le paure e spiegare la sbagliata interpretazione delle questioni ecclesiastiche. “Non limitare la vita della nostra fraternità ad una forma religiosa, ma attraverso diverse forme, strettamente unite tra di loro, associarsi per introdurre le norme cristiane in politica, in educazione, in letteratura, in scienza, in arte, in industria, nei costumi, in tutta la vita pubblica e privata“.

Janski era anche fortemente impegnato nel campo dell'impegno per la formazione di un clero ben educato in grado di istruire e di guidare il popolo. Nel suo tempo un tale bisogno era molto sentito in Polonia, indebolita dall'oppressione dell'occupante russo. Perciò egli mandò a Roma due dei suoi collaboratori e discepoli piú stretti, Pietro Semenenko e Girolamo Kajsiewicz, con il compito di allacciare i contatti con la Santa Sede e - col passar del tempo - di fondare il Collegio Polacco a Roma per formare dei sacerdoti per la Polonia.

A Roma il germe della Congregazione cominciò a fiorire e a portare frutti. Pietro Semenenko e Girolamo Kajsiewicz crearono qui una piccola comunità e ricevettero l'ordinazione sacerdotale nel dicembre del 1841. Durante la Santa Messa nelle Catacombe di San Sebastiano, all'alba del giorno di Pasqua del 1842, i sette membri della Casa Romana fecero i voti religiosi nella comunità che non aveva ancora un nome. Comunque, la Divina Provvidenza che li aveva accompagnati fino a questo punto, era con loro anche quando uscendo dalla catacombe sentirono le campane delle chiese romane che annunziavano l'Alleluia pasquale. E così essi decisero di prendere il nome derivante da questa festa: sono diventati la Congregazione della Risurrezione.

Padre Semenenko scrisse la prima Regola, in trentatré articoli, che rappresentava uno sviluppo delle idee di Bogdan Janski. Padre Kajsiewicz così aveva descritto i sentimenti dei primi Risurrezionisti: “Sentivamo bisogno della vita come in famiglia, legati da vincoli spirituali. Desideravamo intraprendere delle opere che richiedevano la continuità e l'ordine, e gli operai su cui potevamo contare. Perciò desiderammo diventare una congregazione religiosa“.

Al Capitolo Generale del 1850 i religiosi decisero di seguire il consiglio del Papa Pio IX: “Organizzatevi così da poter fare il bene piú grande possibile per la Chiesa “. Il Papa inoltre suggerì: “Tutti insieme non scriverete una nuova Regola, perché non è un lavoro per tanti ma per
uno che è ispirato dallo Spirito di Dio“. P. Kajsiewicz subito rispose: “Il maggior merito nel lavoro sulla Regola è dovuto a P. Semenenko“. P. Semenenko divenne il direttore e la guida in quello che riguardava la Regola e lo spirito della Congregazione. Proprio lui, più di qualunque altro, formulò, sviluppò e difese il pensiero originale di Bogdan Janski.

Il Capitolo Generale del 1857 fu molto importante per la Congregazione perché proprio in questa sede P. Semenenko denominò gli apostolati specifici della nuova Comunità religiosa ossia il lavoro parrocchiale e l'educazione della gioventù. La Regola , presentata all'approvazione all'autorità ecclesiastica, si basava quasi totalmente sulla Regola del 1850, che esprimeva il pensiero originale dei Fondatori.

La Congregazione si è sviluppata come comunità internazionale e serve la Chiesa in Australia, Austria, Bolivia, Brasile, Bulgaria, Canada, Germania, Isole di Bermuda, Israele, Italia, Polonia, Slovacchia, Tanzania, Ucraina e USA.
 

Il CARISMA

Desideriamo essere fedeli alla grazia ricevuta per mezzo dei nostri fondatori, grazia alla quale ora partecipiamo per la nostra chiamata alla Congregazione della Risurrezione. Alcune verità, particolarmente significative per la nostra vita e per il nostro lavoro di Risurrezionisti, mettono in luce questa grazia e questa chiamata.

Noi crediamo all'amore misericordioso e inesauribile di Dio per noi. Non abbiamo meritato quest'amore. Noi siamo niente, non abbiamo niente e non possiamo niente senza Dio. Siamo proclivi al male. Siamo peccatori, eppure Dio continua ad attirarci a sé.

Crediamo che Dio nel suo amore ci chiama alla conversione, cioè, a una risurrezione personale insieme con Gesù, ad una vita nuova permeata della presenza dello Spirito. Con Gesù moriamo a noi stessi quando affidiamo totalmente la nostra vita al Padre, rinunciando a qualsiasi cosa ci possa separare da lui. La potenza dello Spirito forma Gesù in noi e ci spinge a rispondere con amore all'amore grande del Padre per noi.

Crediamo che Dio ci chiama a vivere insieme come fratelli, condividendo i doni che abbiamo ricevuti, sostenendoci a vicenda, pregando e lavorando insieme per la sua gloria. Egli ci ha chiamati ad essere una comunità che sia segno evidente dei valori evangelici di giustizia, di verità e di amore.

Crediamo che Dio ci chiama a lavorare insieme per la risurrezione della società, portando a tutti la sua vita e il suo amore attraverso la nostra testimonianza personale, quella della nostra vita in comune e attraverso l'apostolato della nostra comunità, in particolare il lavoro parrocchiale ed educativo. Questo richiede anche che costruiamo e insegniamo ad altri a costruire una comunità cristiana nella quale tutti possono sperimentare la speranza, la gioia e la pace della Risurrezione di Cristo.

Crediamo che Maria Santissima è il nostro modello in tutto ciò che siamo chiamati ad essere e a fare come Risurrezionisti.